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copertina di : @peas111

 

Ecco un nuovo numero di Finding Beauty, la newsletter per gli esploratori della bellezza a cura di Antonio Di Battista, Creative Director di Imille.
Se vuoi segnalarci tu una cosa bella, scrivi a findbeauty@imille.agency.
Se vuoi vedere quanta bellezza ti sei perso, consulta l'archivio.


N°36 | 23 Gennaio 2021

Quelli che si sono iscritti molto giovani ai social media - diciamo chi oggi ha al massimo 30 anni, gli altri sono giovani per forza -, lo hanno fatto usando spesso dei nickname discutibili - aggettivo che uso con finalità litotiche al posto di dabimbominkia. Crescendo, alcuni di loro - ma non tutti - hanno realizzato che forse non era più il caso di chiamarsi "Lucy MiniPony Danita" in un'età in cui in un paese civile sei già un dirigente di qualcosa, mentre da noi sei un giovane ________(inserisci job title).

E così, hanno optato per un più banale, ma forse più appropriato, nome di battesimo. Nell'era digitale, dunque, il passaggio da nickname > a name è un vero passo di maturità. È il passo che in un certo senso hanno fatto anche alcuni artisti, come ad esempio quello che un tempo si chiamava Jovanotti e che oggi si chiama Lorenzo. 
Sarebbe stato oggettivamente strano chiamarsi Jova a 54 anni. In ogni caso, io non l'ho mai amato molto. L'ho sempre considerato "il cantante degli elenchi" (è per te che a volte piove a giugno, è per te il sorriso degli umani, è per te per altre 20 volte, è per te ogni cosa che c'è). Elenchi comunque molto furbi, perché la reiterazione è quella cosa che adesso vi farà cantare in testa è per te per altre 20 volte.

Però Lorenzo qualcosa di bello qua e là l'ha scritto: "La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare". Questi tempi mi sembra di viverli dentro la sua frase. In bilico tra vertigine e voglia di volare; in una montagna russa emotiva di sorrisi e terrore; tra fragili crisi di fragili governi e l'umorismo che ne deriva. Tra le ginocchia che tremano e la bellezza del panorama intorno. Siamo tutti lì, tesi come il sasso su una fionda che aspetta di essere sparato in aria. Ora sapete a cosa serve la bellezza: a concentrarci sul volo, più che sul precipizio.
 

#5
CINEPANETYPE


Come mettere insieme l'amore per i cult italiani e quello per il lettering? Semplice, con un profilo in cui trovate sia l'uno che l'altro. Una raccolta di opening title più o meno riusciti, di film più o meno riusciti, che forse vi faranno guardare i cult che vi hanno fatto ridere, piangere o incazzare, con nuovi occhi. Interessante vedere quanto la bellezza del film si possa giudicare da quella della "copertina".  

https://www.instagram.com/p/CJviGvVHQQj//
 


 

#4
THE LIVING ROOM CUP

 

Un altro pin sulla bacheca di bellezza e vertigine. Che Nike entri nella Top 5 di questa newsletter, se la leggete almeno da qualche numero sapete che è qualcosa da aspettarsi. Inaspettato è invece il modo in cui il brand abbia continuato a sfornare pezzi memorabili di comunicazione anche in un anno così complicato per le produzioni pubblicitarie.

C'erano già stati progetti volti a trovare modi creativi per fare sport quando lo sport non si poteva fare, all'interno di un contenitore valoriale di brand, ma questo raggiunge il suo picco di esecuzione creativa, uso degli influencer, ecc. La vertigine? Dopo quasi un anno dal terribile febbraio scorso, siamo ancora qua a chiederci come fare i burpee in cucina. 

https://www.instagram.com/p/CKOLsQvgbDM/
 


 

 

#3
DALLA STREET ART ALL'ARTE IN STRADA


Ancora un altro esempio di equilibrio tra vertigine e bellezza. La bellezza di questa pittrice che, vedendo la sua mostra, così come qualunque altra mostra, cancellata a causa del covid, ha pensato di portare la mostra in strada. Portando la sua tela come un uomo sandwich porterebbe i cartelli di uno sconto sul pollo fritto. La vertigine? Pensare che i centri commerciali siano aperti e i musei no. Era accettabile forse nei primi lockdown, in cui non sapevamo ancora bene cosa avessimo davanti. Ma mentre ci si ingegna giustamente a riaprire ristoranti e negozi in ogni modo, è evidente che per questi "magazzini dell'arte", manca del tutto un disegno. 

https://www.instagram.com/tv/CJ_joLDgf1P/
 

#2
TIKTOK IS
THE NEW LINKEDIN

 

Amici recruiter e consulenti in cerca di giovani talenti, questa volta accettatelo voi un consiglio: fatevi un giro su TikTok. Perché è più facile che li troviate lì, che su Linkedin. Linkedin, cioè quel posto che somiglia pericolosamente sempre di più a Facebook, in cui si incontrano più guru e santoni che a Varanasi durante i rituali di cremazione sulle rive del Gange, non sembra essere più - qualora lo siamo mai stato - il posto prediletto per quelle generazioni seguite da una consonante verso la fine dell'alfabeto. Su TikTok si trovano ragazzi come Luis Cortés, che ha deciso di dare prova del suo talento nella motion, animando, bene, decine di loghi. Ora, il suo è solo un esempio. Che però dimostra il vecchio adagio per il quale se vuoi cacciare il leone devi andare nella savana, non allo zoo.

https://www.tiktok.com/@motion___inc?

#1
IL VACCINO
DELLA BELLEZZA


Se solo fosse possibile inoculare a tutti noi italiani 50 cc di bellezza. Se solo lo avessero reso obbligatorio alla nascita. 20 cc di pensiero laterale, 30 cc di execution. E invece no. A quanto pare i nostri virus sono ancora molto resistenti e ci costringono, o almeno tendono ad indirizzarci, alla descrizione, alla didascalia, al paternalismo. Uno studio di un antropologo che non sono riuscito a recuperare aveva ricondotto il motivo di una comunicazione più didattica nei paesi di area mediterranea alla emancipazione tarda dei figli rispetto al proprio nucleo genitoriale; al distacco che in paesi di area nord europea avviene statisticamente prima. Si introietta, stando a quello studio, la necessità di qualcuno che ci guidi fino a tarda età, che ci spieghi le cose come una maestrina allo scolaretto, perché maturiamo più tardi o affatto e ci disabituiamo a capirle da soli, le cose. Non sappiamo rifare bene il letto, perché c'è mamma che ce lo rifà fino a quando viviamo con lei. Lo stesso motivo per il quale le dittature totalitarie, come i fascismi e i franchismi, sono attecchiti facilmente in area mediterranea, facendo ricorso alla figura del "papà forte" che guida i popoli puerili. 

Mela X mela V e applichiamo ora questo schema a un recente caso di advertising: la campagna a favore del vaccino. Tornatore da una parte - nemmeno il peggiore degli esempi, tutto sommato -, Pfizer dall'altra. Da una parte un film girato dal più "mediterraneo" dei registi, che ci prova anche a utilizzare una metafora, ma di fatto attinge a mani basse dalla realtà, con quel pizzico di sovra-recitazione didascalica quanto basta. Dall'altra, la Top 1 di questa settimana. I 4 soggetti di questa bellissima campagna Pfizer. Girata in modo autentico o forse non girata affatto perché presa direttamente dalle gallery degli iPhone delle persone e chiusa a livello copy in modo magistrale. Nello spot di Tornatore non hanno nemmeno sentito il bisogno, di una chiusa copy. Forse un giorno esisterà davvero un vaccino che infonda a tutti i player della nostra industry e a tutti noi cittadini nel complesso la necessità, l'urgenza della bellezza. Quel codice di RNA che ci faccia spiccare il volo invece di farci tendere al precipizio. Nel frattempo, provate a prendere un po' di rincorsa.

"Hug"
https://youtu.be/2HCY4Ydy_Zw

"Goodbyes"
https://youtu.be/vi7x41JOp_M

"Baby announcement"
https://youtu.be/dNQyhDbEcgg

"Playdate"
https://www.youtube.com/watch?v=lXkN-EpNIQk



 

 

Al prossimo volo.
Ant



 


Antonio Di Battista

Creative Director, Head of Storytelling at Imille

 


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