Ricevi Finding Beauty ogni settimana. Iscriviti quì

Iscriviti quì



copertina di: Rolling Stone Italia

 

Ecco un nuovo numero di Finding Beauty, la newsletter per gli esploratori della bellezza a cura di Antonio Di Battista, Creative Director di Imille.

Se vuoi segnalarci tu una cosa bella, scrivi a findbeauty@imille.agency.
Se vuoi vedere quanta bellezza ti sei perso, consulta l'archivio.


N°52 | 15 maggio 2021


Ciao Findingbeauters,

è successa una cosa strana in questo numero. Ho raccolto i contenuti e ho iniziato a sistemarli nella formula della Top 5 che conoscete, dentro al nostro contenitore volto alla ricerca e al racconto della bellezza. Di solito parto dalla 5 e mano a mano vado a scalare la classifica fino a quella che considero arbitrariamente la Top 1. Solo che questa settimana era così evidente quale fosse la vetta, che ho voluto cambiare lo schema e ho iniziato direttamente da lì. Ho provato allora a seguire una sorta di flusso di coscienza, camminando nel tempo e nello spazio fino a quando le gambe hanno retto. Quando mi sono voltato a vedere quello che avevo scritto, ho sentito di lasciare tutto così com'era, senza sacrificare niente di quello che era venuto fuori.

E questo è il risultato: la prima Top 5 di Finding Beauty, fatta solo della Top 1. Ho deciso cioè di dedicare tutto il numero di questa settimana ad una campagna che mi ha colpito e mi è piaciuta moltissimo. Che ha fatto cioè proprio quello che una campagna dovrebbe fare con la sua audience. Che ha fatto quello che la primavera fa con i ciliegi. Ripercorrete insieme a me la camminata in questo sentiero un po' personale, se volete, ma nel quale credo che in molti di voi si ritroveranno agli incroci.

#1
MAMA IS A ROCKSTAR

 

Sono nato il 21 novembre del 1981. Terzo di tre figli maschi e di tre parti cesarei. Rock. Mia madre, unica donna di una famiglia di cinque. Molto Rock. Una delle sue frasi tipo di quando la facevamo incazzare era: "In questa casa c'è un maschio in ogni angolo!". Oggi è in pensione, ma per una vita ha fatto la sarta per Brioni, marchio di haute-couture (maschile anch'esso). A un certo punto mia mamma decide che, pur essendo sarta, non riesce a tenere insieme tutti i fili della sua vita e così sceglie di fare part time. Non che questo gliela semplificasse più di tanto, la vita. A dirla tutta, la complicava non poco dal punto di vista economico. Hard rock. Ma almeno le dava più tempo da dedicare a noi 3 barra 4 Di Battista maschi, nati con il refuso genetico del cromosoma Y al posto della X. A noi, mancava una stanghetta. Oggi che anch'io sono un genitore, di una sola e per di più femminuccia, mi chiedo solo una cosa: ma come cazzo ha fatto mia madre?


Nella foto: quella meraviglia di mia madre negli anni '70.

Una risposta parziale me la sono data. Vivevamo in un piccolo paese di provincia, che è senz’altro una dimensione più semplice di Milano e delle sue tate-taxi con il tassametro sempre acceso, delle quali devi avere una rosa di almeno 3-4 nomi fidati in panchina, hai visto mai che la titolare dovesse infortunarsi un attimo prima di entrare in partita. Heavy metal. E poi in provincia c'erano i nonni, materni e paterni, gli zii, i cugini, i vicini di casa, mille altri ammortizzatori sociali e le attenuanti generiche della retorica generazionale “eeeh, ma prima la vita era più semplice...”. Mi chiedo se ci sia mai stata una generazione a non averlo detto, riferendosi a quella precedente.

C'è anche da dire che quando sei il terzo figlio diventi una cosa a metà tra Kevin di "Mamma ho perso l'aereo" e i batteristi delle band: tendono a dimenticarsi di te. Io diciamo che godevo di una certa autonomia. I miei fratelli avevano già combattuto per me il ‘68 delle lotte adolescenziali: capelli lunghi, orecchini, motorino, rientrare tardi, un po’ più tardi, tardissimo, ecc, quindi per me la strada era in discesa. Respect, brothers 👊 Lei con me aveva mollato un po' la presa (e te credo, dopo 2 figli maschi...) e c'era tra noi una sorta di accordo non scritto per il quale io mi arrangiavo abbastanza per conto mio e non davo problemi, e lei non aveva motivo di stringerla, la presa. Ma stretti o no che fossero i nodi, ne aveva comunque tre da tenere al guinzaglio. Per questo, oggi che realizzo di essere diventato mia madre, realizzo anche che dev'essere stata tostissima per lei. Dev'essere stata veramente rock'n'roll. 
 


Nella foto: mia madre con noi 3 fratellini negli anni '90, con le nostre 3 acconciature standard, canotta e orecchie a sventola di ordinanza.

Ora però togli il part time. Togli i nonni, gli zii e i cugini. Togli persino le tate col tassametro. Aggiungici le preoccupazioni per una pandemia in atto e le ansie terrificanti al primo naso che cola o al primo starnuto. Mettici i lockdown a targhe alterne. Zone, colori, indici RT. Mettici la fase dell'insegnamento DADaista. I meeting che si trasformano in Meet di Google e non ti concedono nemmeno più il conforto di cambiare stanza tra una riunione e l’altra. Ora ti basta cambiare una tab di Google (Chrome, questa volta).
Mettici i sensi di colpa per aver concesso più screen time ai bambini, per poterti concedere tu il lusso dello screen del Mac del lavoro. Mettici le giornate 9-22 smart working, 22-1 start working. Aggiungici l'incapacità di dare tutt’oggi una deadline precisa a questa situazione, quando persino i carcerati sanno quando finiranno di scontare la pena.
Insomma, mettici un anno e passa di tutto 'sto casino e realizzi che se la vita di mia madre è stata rock’n’roll, allora quella delle mamme del 2020 è stato il fottuto assolo di Star Bangled Banner di Jimi Hendrix a Woodstock.
 


Sopra: mia moglie e mia figlia in una normale giornata di  “Smart working” durante il primo lockdown.

Sì, sono state loro le vere rockstar dell'anno: le mamme. Quelle che riuscivano a fare con una mano le call e con l'altra i bagnetti. Che magari urlavano dentro il cuscino dalla rabbia, ma poi tornavano ad affrontare lo sporco lavoro di un brief o quello di un pannolino da cambiare con il loro sorriso più bello. Ma che bello sarebbe se ci rendessimo finalmente conto di quanto la società nel suo complesso sarebbe migliore, se solo lasciassimo fare di più alle donne e noi nati con il refuso cromosomico ci facessimo un po' più da parte? Anyway. Era arrivata l'ora che qualcuno riconoscesse il ruolo, la fatica e la forza delle mamme in questo anno pandemico e, ancora una volta, i brand sono arrivati dove le istituzioni non arrivano.
 

Così nasce la campagna Rockin' Mamas di Rolling Stones, realizzata da VMLY&R Italia. Un film che è un urlo di ribellione per tutto quello che le mamme hanno fatto per permetterci di sopravvivere in un anno in cui la vita stessa era in discussione. Girato da Ali Aliregista culto della nostra industry ma, dato ancora più bello, pensato e scritto da due donne: Nicoletta Zanterino e Cinzia Caccia. Avrei voluto raccontare tante altre cose sulla campagna, sulla bellezza del voice over in slam poetry e della voce d'eccezione che lo recita; sulla bellezza delle immagini in bianco e nero, sull'autenticità delle situazioni e del modo in cui sono rese; ma poi ho pensato che la cosa migliore da fare fosse quella in cui parecchi del mio genere Y non riescono: farsi da parte. Lasciando che fossero le autrici stesse a raccontarla:
 
L’insight di questa campagna è nato nel modo più semplice possibile: dall’osservazione della nostra vita quotidiana. Dal primo lockdown fino a oggi, abbiamo visto intorno a noi amiche, parenti e colleghe dividersi tra l’ennesima call su Teams, i figli annoiati da intrattenere, le mille mail in arrivo, la DAD che periodicamente le ha trasformate anche in supplenti... Una situazione veramente insostenibile, che molto spesso hanno dovuto gestire quasi da sole. A tutte le donne è capitato almeno una volta di sentirsi definire “multi-tasking”, come se questa fosse una skill insita nel nostro DNA, un superpotere che ci permette di gestire lavoro e vita privata senza difficoltà, anche in condizioni estreme come quelle create dalla pandemia. Ecco perché secondo noi “Rockin’ Mamas” era una campagna che andava fatta: non è una celebrazione, ma un grido di ribellione di tutte le mamme, a cui volevamo finalmente dar voce. Abbiamo proposto questa idea a Rolling Stone perché è da sempre in prima linea su tutti i temi di interesse sociale, e tutto il loro team ha subito sposato il nostro desiderio di accendere i riflettori sulla realtà che vivono oggi le madri di tutto il mondo. Siamo immensamente grate a Movie Magic International, Opera Music e al nostro geniale regista Ali Ali per aver accolto con entusiasmo questo progetto: dietro “Rockin’ Mamas” c’è un intero team di donne straordinarie, dalle vere mamme protagoniste del film alla cantante inglese DeeLayDee che ha prestato la sua voce incredibile alla nostra campagna.

Perciò oggi fate una cosa: chiamate vostra madre, ditele che le volete bene e che la seguite da suoi primi dischi, prima ancora che fosse mainstream. Se invece la mamma siete voi, allora guardatevi allo specchio e chiedetevi un autografo. Per oggi, fanculo all'umiltà. E siate il mito di voi stesse. 


HERE IS TO YOU, ROCKSTARS OF THE YEAR


 


Antonio Di Battista

Creative Director

 


Ti è piaciuto questo numero?








Copyright © 2021 Imille srl - Tutti i diritti riservati.

Imille è insieme un’agenzia creativa, una società di consulenza strategica, uno studio di design, un partner per l’innovazione. Ha sedi a Milano, Roma, Madrid e Santiago del Cile, da dove collabora con grandi aziende italiane e multinazionali ai loro progetti di branding, product/service design, comunicazione e performance.

Contattaci o invia i tuoi suggerimenti via email a:
findingbeauty@imille.agency

Annulla iscrizione