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Ciao,

ecco un nuovo numero di Finding Beauty, una raccolta per i curiosi, gli eterni studenti e gli esploratori della bellezza, a cura di Ant, il nostro Creative Director e Head of Storytelling.

Se vuoi contribuire alla nostra raccolta, mandaci tutto quello che trovi bello su findbeauty@imille.agency.
E puoi recuperare tutta la bellezza che magari ti sei perso nei numeri precedenti qui.


N°29 | 21 Novembre 2020

Alcuni Finding Beauty sono più Finding Beauty di altri. Il numero di oggi è senz'altro uno di quei casi. Ma non perché i contenuti siano più belli in sé. La bellezza non si può mettere sull'asse delle x e delle y e misurarla con il righello. Ce lo ha spiegato bene questo pezzo di cinema. Piuttosto, questo numero è riuscito più col buco di altri, perché alcuni contenuti ne incarnano alla perfezione lo spirito di ricerca.

C’è la bellezza facile, quella talmente davanti agli occhi di tutti, che è impossibile non vederla, come nel caso di Burberry. E poi c'è chi è riuscito a vedere bellezza dove nessuno ne vedeva alcuna, nel migliore dei casi, o dove tutti vedevano addirittura disgusto, nel peggiore.

C'è chi ha visto la bellezza nei capelli caduti nella doccia, in un sacchetto vuoto di patatine o nel viaggio di un profugo e chi, dove tutti vedevano solo favolette pubblicitarie, ha visto uno spiraglio per intrufolarsi con un po’ di autenticità. Che questo nuovo numero sia per voi il buco della serratura per provare a spiare cosa fa la bellezza dall’altra parte della porta e intravederla, anche dove nessuno vede niente.

#5
GUARDARE AL CAPELLO


Se c'è una cosa che mi fa schifo, sono i capelli nella doccia. Cioè, in realtà mi fanno un po' schifo i capelli lasciati in giro in generale. Però nella doccia, mi fanno particolarmente schifo. Io sono di umili origini abruzzesi, quindi non ci vuole poco per farmi diventare schizzinoso. Ma i capelli niente, sono la mia kryptonite. Stai a guardà 'rcapello, ti direbbero a Roma se sei uno che concentra la propria attenzione su qualcosa di poco conto.

Ecco, io il capello invece è proprio la prima cosa che guardo. Perciò se vi dico che mi piacciono i lavori di Elisa, in arte "Tanochepillo", lo dico sul serio. In questo video di lei sotto la doccia al limite del not safe for work, si capisce dalla folta chioma come possa aver perso una quantità di capelli tali da riempire un intero profilo Instagram. Ma il suo feed colpisce soprattutto per la visione e la capacità di trasformare qualcosa che quando va bene è fastidio, e quando va male è disgusto, in qualcosa che ha a che fare con l'arte. Brand per la cura dei capelli, fatevi avanti.

https://instagram.com/tanochepillo?igshid=1fw9xkenvkhfk
 


 

 

#4
IL CAMMINO
DEL PICCOLO GIGANTE

 

La parola "marionetta" sembra avere una radice cristiana. Dovrebbe provenire da mariona, vale a dire giganteschi manufatti a sembianza della Vergine Maria, realizzati con una finalità apotropaica. Servivano a proteggere soprattutto le fanciulle dai rapimenti dei barbari e dai corsari. Questo bisogno ancestrale di raffigurare se stessi per sconfiggere le proprie paure, incarnato da statue votive e lari, con la conseguente ricerca di protezione e costruzione di identità, è sempre stata per me affascinante in tutte le culture.

La piccola Amal, una marionetta di 3 metri e mezzo partita dalla Siria con l'idea di percorrere 8.000km in tutta Europa, fa parte di una performance artistica nata “to rewrite the narrative about refugees". Un manufatto che nasce per esorcizzare le paure. Soprattutto quelle degli occidentali. E per dimostrare che i rifugiati possono essere non solo un problema, ma anche una risorsa. Che la loro storia, anche quando è appesa a un filo, dipende solo da in quali mani finisce. Proprio come quella di una marionetta.


https://fb.watch/1M45V5DYlK/
 

#3
WHAT A XMESS


Per le campagne di Natale, è il momento di lucidare le scarpe e indossare il vestito buono, perché si va in scena. Quasi sempre con una narrazione favolistica, sognante, che pizzica le corde dell’emotività. Alcune più contestuali, come quella di Amazon (la perfetta lockdown campaign) o di Coca Cola, il cui plot ruota tutto intorno all’undistancing, e altre un po’ più generiche. Ma quasi tutte con una rappresentazione idealizzata della realtà. Questa coraggiosissima campagna di Plenty, brand UK dell’universo Procter & Gamble, è in questo scenario una vera innovazione di linguaggio.

Una rappresentazione delle reunion di Natale cruda e totalmente lontana dai codici pubblicitari della celebration. Un minuto e mezzo di film, così autentico da rasentare talvolta il fastidio, ma che ci restituisce il meraviglioso casino di avere la casa piena di parenti. Naming brillante, esecuzione autenticamente inglese. Manca ancora un po’ alla last call per le ultime campagne, ma per adesso, di così innovative, non se ne erano ancora viste.


https://www.youtube.com/watch?v=zYkZw9KMlgs

 

#2
UN'IDEA
DA NON BUTTARE

 

Poteva essere spazzatura. Di un prodotto che è esso stesso cibo spazzatura. E invece ha scelto di essere un’idea. Capace di salvare vite umane. Perché quest’idea merita la Top 2? Perchè incarna perfettamente lo spirito che dicevamo all'inizio: riuscire a vedere la bellezza, anche quando si annida negli angoli umidi e bui, come le vite di chi vive in strada. Non vi racconto altro, avvolgetevi voi stessi in questa storia. E guardate come, per parafrasare il poeta, dai diamanti non nasce niente e dalla spazzatura possono nascere fiori.

https://www.dailyrecord.co.uk/lifestyle/how-turn-empty-crisp-packets-22951122


 

 

#1
SINGING
IN THE RAINCOAT


Top 1 facile facile questa settimana, perché sfido io a trovare qualcosa di più bello di questo film Burberry, che rimette in scena un grande classico in una chiave street. Un brand che è ancora un po’ polveroso e che non è ancora riuscito a fare del tutto uno switch di paradigma come in altri brillanti casi (vedi alla voce: Gucci). Però questa campagna fa saltare senza dubbio alcuni bulloni del container, che speriamo si apra presto a sprigionare tante altre cose belle.

https://www.instagram.com/tv/CHZ9pYZhQDS/?igshid=1t2xnqplkerja

Alla prossima, voyeur della bellezza.



 


Antonio Di Battista

Creative Director, Head of Storytelling at Imille


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