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copertina di: DEZEEN.COM

 

Ecco un nuovo numero di Finding Beauty, la newsletter per gli esploratori della bellezza a cura di Antonio Di Battista, Creative Director di Imille.

Se vuoi segnalarci tu una cosa bella, scrivi a findbeauty@imille.agency.
Se vuoi vedere quanta bellezza ti sei perso, consulta l'archivio.


N°45 | 25 marzo 2021

Ciao Findingbeauters,

arrivati al 45esimo numero, credo che ormai lo sappiate. Questa newsletter è il nostro tentativo settimanale di stanare un po' di bellezza nel brutto mondo in cui viviamo. È un lavoro non semplice, perché il brutto tende a prevalere, soffocare, mettere in ombra la bellezza. La maggior parte delle volte ci si sente come la vecchietta che si affaccia alla finestra in Radio Freccia. Ma ci sono volte, come nel caso della Top 1 di oggi, in cui la bellezza è così evidente, così brillante, da poterne riconoscere i bagliori anche a miglia di distanza. Le stesse che separano Milano in cui scriviamo e New York in cui il progetto di comunicazione di cui parleremo è stato concepito, ma che non hanno impedito a Luca Lorenzini, uno dei suoi autori, di raccontarcelo direttamente dal suo punto di vista. Lo trovate in fondo. Grazie infinite, Lù. 

Se è vero che la bellezza è difficile da trovare, allora mettetevi gli occhiali da sole e godetevi ogni bagliore, ogni riflesso, ogni sua scintilla. Perché ehi, ce l'abbiamo fatta anche questa volta, baby.

#5
BIRRETTA AL VOLO?


Ok, non possiamo andare al bar. Ma chi dice che il bar non possa venire da noi? Sembra essere questa la tesi dietro questa operazione di Heineken. Se poi è una birra analcolica, allora te ne puoi stappare una anche tra una call e l'altra. Vai sul sito e prenoti la tua pinta. Per lo meno se sei in zona UK. Non certo la loro campagna più bella, ma ammetto che in queste settimane di remote working, nel senso che remote sono le possibilità di riuscire a lavorare con i bambini a casa, mi ha stappato un sorriso.  Alla vostra.

DAI UN'OCCHIATA AL VOLO
 

#4
THE CHEAPEST WAY
TO GET GUCCI


Ci sono due opzioni per avere delle Gucci a 12 dollari. La prima è quella di avere dei contatti nel giro della contraffazione o del dark web (e anche in quel caso sarebbe difficile averle a quel prezzo); la seconda è comprarsene un paio digitali. Ora, questa seconda ipotesi vi farà sentire un po' come Verdone, ma tant'è. Gucci ha rilasciato nella sua app delle sneakers virtuali che in fondo, diciamocelo, hanno la sola finalità di farsi le foto da pubblicare sui social. Onestamente non ne vedo molte altre, ma magari sono io che ho dei limiti, eh. 

Fatto sta che il digital fashion is here to stay. Gucci aveva già mosso dei passi creando Gears per il gioco per bambini Roblox e partnership con Drest, Sims 4 e persino Pokémon Go. Con le sue scarpe virtuali, il brand prova a parlare con la genZ, che potrebbe non essere ancora in grado di permettersi i suoi prodotti fisici, ma che aspira ad averli. Quale che sia il vostro punto di vista sulle scarpe virtuali, c'è invece un fatto che è estremamente reale: che si tratti di tecnologia o di comunicazione, Gucci è sempre un passo avanti.

FATTI DUE PASSI QUI
 

#3
THE SOUND OF


Josh Harmon è un musicista. È diventato popolare per aver ricreato i suoni di Ratatouille con batteria e altri oggetti semplici. Ma prima di questo, si può dire che avesse ridato suono a qualsiasi altra cosa, dimostrando una notevole versatilità come percussionista e come creativo. Anche noi abbiamo i nostri fenomeni nostrani, ma forse Harmon porta l'utilizzo dei sound effect ad un altro livello. Non ho molto altro da aggiungere, se non guardate i suoi contenuti. O meglio, ascoltateli. 

ASCOLTA QUA

#2
MOST GOOGLED
ARTISTS

 

Alcuni di questi artisti hanno vissuto delle vite terribili. In vita, infatti, sono stati tutt'altro che delle star. Il più noto è senza dubbio Van Gogh, i cui tormenti sono stati interpretati dall'incredibile Willem Dafoe nella sua trasposizione cinematografica, sebbene il trailer sia molto furbo ma il film risulti nel suo complesso piuttosto faticoso (vedi alla voce: eufemismo). Non è andata male proprio a tutti, in realtà. Pare che Picasso fosse invece una star già in vita e la leggenda narra che pagasse il conto delle sue cene parigine, disegnando sui tovaglioli. Dicono che un cameriere si avvicinò a lui chiedendogli di autografare il tovagliolo e che lui, rifiutandosi, rispose: "Questo è per la cena, non per tutto il ristorante". Sembrava avere, insomma, una certa consapevolezza del suo potere. Quel poraccio di Vincent, invece, non avrebbe mai immaginato di avere così tanta fortuna postuma, al punto di diventare esso stesso l'icona dell'artista. E non avrebbe potuto decisamente immaginare di diventare un set LEGO o essere una star su Google, dove risulta tutt'oggi tra i più ricercati al mondo. 

Infatti, il team di Ken Aromley Art Supplies, che vende prodotti bellissimi su un sito bruttissimo, ha usato i dati di ricerca per rivelare gli artisti più googolati del 2020 in ogni paese, e poi la palla è passata ai designer che hanno creato sette bellissime mappe per visualizzarli. Leonardo da Vinci avrebbe potuto essere in testa alla classifica generale, vincendo in 82 paesi, ma non era la scelta numero uno in molti posti. Il Regno Unito predilige gli artisti locali come Banksy, così come i russi. È buffo pensarla come una sfida e mi fa pensare alla partita Germania-Grecia dei Monty Python, dove si scontravano altri grandi personaggi illustri. Ma pensateci un attimo: che bello sarebbe se esistesse un campionato o una classifica delle arti, della filosofia o perché no, la hit parade della poesia?

GUARDA UN PO'
 

#1
THE CHAIN OF BEAUTY

 

Non sapevo quali parole usare per raccontare quanto io ammiri questa campagna per il pensiero, l'insight, il crafting e l'approccio in generale rispetto al tema. E così ho pensato di chiederle in prestito direttamente a uno dei suoi autori: Luca Lorenzini, Co-Founder and Executive Creative Director di SMALL. Ho contattato Luca per avere un racconto se volete più intimo di quello che potreste aver visto nelle decine di testate che hanno, giustamente, parlato della campagna. Lui la racconta così:

"L’insight della campagna è venuto direttamente dal cliente. Assumendo una persona con sindrome di Down, si può avviare una catena virtuosa: più le persone con sindrome di Down sono viste al lavoro, più saranno assunte. L’insight era talmente forte che praticamente la campagna era già fatta. Abbiamo scritto la canzone insieme a dei musicisti del mio paese d’origine, in Toscana. Mentre scrivevamo il pezzo, sognavamo che fosse proprio Sting, il nostro idolo di gioventù, a cantarlo. Tramite alcune connessioni siamo riusciti a contattarlo e, dopo qualche giorno, abbiamo ricevuto la sua risposta, breve e meravigliosa: “Nice song, I’ll do it. E come per magia, ci siamo ritrovati con la sua voce ad impreziosire il nostro pezzo".

È vero, c'è un po' di magia in una cosa fatta bene. Ma io credo che ci sia soprattutto talento, disciplina, dedizione. È una catena, è proprio il caso di dirlo, in cui ogni anello non solo non indebolisce l'idea, ma aggiunge valore ad essa. Che siate il primo, quello intermedio o anche solo l'anello finale della catena, tocca a voi decidere se essere quelli che la rendono splendida come un collier o se essere gli stronzi che la spezzano. Up to U.

START THE CHAIN

 

Start something beautiful, my friends.

Ant



 


Antonio Di Battista

Creative Director, Head of Storytelling at Imille

 


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