Copertina d'epoca del Contratto Sociale di Rousseau, venduta a 1.200 euro on line.
Vi racconto la mia educazione sessuale. Di quelle laureate presso l’Università della strada. Senza pretese di incidenza statistica, eppure così indicativa. Terzo di tre fratelli maschi, l’idea di un mondo freudiano visto dal solo punto di vista possibile del pene era l’unica perseguibile. In mancanza di una qualsiasi forma scolasticamente riconosciuta, si studiava il sesso non sui libri ma sui giornaletti. Eppure, c’era persino qualcosa di buono in questo: il sesso dei giornaletti richiedeva una dose di astrazione e di costruzione narrativa. Con l’arrivo di internet, questo viene addirittura suddiviso in generi, categorie o focalizzato su aree specifiche del corpo. Come al banco dell’Esselunga. L’orizzonte cognitivo della fantasia si riduce a quella della scelta da un catalogo. E credo che qua inizi e finisca l’educazione sessuale che mediamente riceviamo noi che facciamo il bagno nel Mediterraneo. Crescendo con qualsiasi forma possibile di convinzione erronea. Per non parlare dell’educazione sentimentale, della quale non abbiamo neppure aperto ancora il libro, qualora ne esistesse uno. Che pena.
Per secoli, oltre a un’adeguata educazione, manca sul sesso il punto di vista più bello di tutti: quello delle donne. Ed è solo nella seconda metà del ‘900 che iniziano ad esistere studi adeguati sull’anatomia femminile e sul modo in cui le donne intendono il piacere sessuale. Potete imbattervi in queste ed altre scoperte terribili e interessanti se darete una chance alla serie “The Principles of Pleasure” su Netflix. Il sesso diviso più che in categorie, in capitoli - body, soul, relationships - e raccontato da un punto di vista totalmente al femminile. Questa serie, insieme ad alcune conversazioni fatte con amiche, mi ha ispirato il piccolo esperimento di oggi. Ho preso un campione di 5 donne e in forma totalmente anonima e libera ho chiesto loro di scrivere su un foglio le sensazioni provate subito dopo il sesso. Volevo provare in qualche modo a catturarne la bellezza in una sorta di istantanea. Ed ecco qua il risultato. Per i nomi di fantasia ho scelto quelli delle muse greche perché possano essere, proprio come lo è stato per me, di ispirazione anche per voi.
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